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    Le grandi partite di finale: la tripla di Jerrells, la stoppata di Goudelock

    La prima puntata delle grandi partite di finale della storia dell’Olimpia è stata pubblicata ieri.

    2014, Gara 6: Montepaschi Siena- EA7 Emporio Armani Milano 72-75

    Nel 2014, l’Olimpia era arrivata a 18 anni di digiuno, lo stop di successi più lungo nella storia del club. La squadra, protagonista di una grande stagione, aveva vinto 20 partite consecutive in regular season e raggiunto i playoff di EuroLeague ma aveva bucato l’appuntamento con la Coppa Italia. Nei playoff aveva fatto però più fatica del previsto, battendo Pistoia solo alla quinta partita e Sassari alla sesta dopo aver sprecato in casa il primo match-point. In finale c’era l’avversaria più ostica del decennio precedente. Siena aveva vinto sette titoli consecutivi, era allenata da un ex Olimpia, Marco Crespi, e destinata a scomparire al termine della stagione. Paradossalmente, questa “leggerezza” si era rivelata la sua grande alleata nella corsa allo scudetto. Non solo: l’allenatore dell’Olimpia era Luca Banchi, che la stagione precedente aveva portato Siena al titolo. Anche il playmaker dell’Olimpia, Daniel Hackett, era arrivato da Siena addirittura durante la stagione. E altri ex erano David Moss e Kristjan Kangur. La serie finale, che l’Olimpia aveva dominato nelle prime due partite, aveva subito una svolta clamorosa quando Siena era riuscita a vincere le due gare in casa e poi a violare il Forum in Gara 5. Solo vincendo Gara 6 nel catino infuocato di Viale Sclavo, l’Olimpia sarebbe rimasta viva e avrebbe avuto il diritto di giocare Gara 7 in casa due giorni dopo. Alessandro Gentile si caricò la squadra sulle spalle in un terzo quarto epico. Arrivò a segnare 21 punti portando la squadra avanti di 11, massimo vantaggio. Fece la giocata dell’anno quando andò dentro esplodendo in aria per schiacciare in testa a Hunter e Tomas Ress, due centri. Ma Siena ebbe un Josh Carter in serata di grazia al tiro. Fece 5/6 da tre. Fu lui a guidare la rimonta. Le risposte di Milano furono: una tripla di Melli, a spezzare il momento favorevole di Siena, poi un’entrata di Gentile a riportare l’Olimpia sul più uno, il primo canestro di Jerrells da sotto per il 72-70. Ma Siena pareggiò ancora. Tentarono Langford e Gentile di riportare l’Olimpia in vantaggio ma senza successo, poi Samuels commise fallo in attacco. E con 35 secondi da giocare, Siena aveva la palla dello scudetto. Matt Janning prese il tiro da tre risolutivo. Fece “in and out”. Melli mise le mani sulla palla, consegnandola a Jerrells, che decise di non passarla a nessuno. Palleggiò sul posto contro Haynes, palleggio incrociato, un passo avanti, uno indietro, quasi sfiorando la linea laterale. E poi il tiro, con tempismo perfetto, per non lasciare nulla sul cronometro. Avesse sbagliato ci sarebbe stato il supplementare. Ma Jerrells non sbagliò. Il tiro passato alla storia come “The Shot”.

    2014, Gara 7: EA7 Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena 74-67

    Cancellata la grande paura di perdere lo scudetto in Gara 6 a Siena, l’Olimpia doveva però imporsi anche in Gara 7. L’Olimpia aggredì la partita con feroce determinazione: tenne Siena a nove punti segnati nel primo quarto e andò avanti 19-9 ma senza capitalizzare come avrebbe potuto. All’intervallo il vantaggio era di nove punti ma diventarono 12, 41-29 all’inizio della ripresa. E poi la luce si spense. In un attimo una partita dominata diventò un incubo. Il terzo periodo fu dominato dalla Mens Sana. Andò avanti, poi allungò ancora. La reazione di Milano fu quella classica della squadra preda della tensione, spaventata. Tiri affrettati, gioco individuale. Alla fine del terzo periodo Siena era avanti di sei. Poi andò avanti di otto, due volte. E quando tutto sembrava indirizzato verso il disastro, la difesa dell’Olimpia alzò il suo livello di intensità ed efficacia neutralizzando l’attacco avversario. Sul meno otto, Gani Lawal corresse a rimbalzo un errore in entrata di Jerrells; sul meno cinque il secondo tiro libero di Gentile, sbagliato, fu trasformato in due punti ancora da Lawal. Jerrells con una tripla frontale firmò il pareggio. Quello fu il momento in cui Siena si spense e il Forum comprese che l’Olimpia avrebbe vinto il 26° scudetto. Melli in tap-in portò Milano in vantaggio, Hackett con un gioco da tre punti scavò cinque punti di margine e Moss dall’angolo mise la tripla del più otto. Gentile venne nominato MVP della serie. Nicolò Melli con una doppia doppia da 12 punti e 13 rimbalzi fu il grande protagonista del successo che cancellò 18 anni di digiuno.

    La festa dello scudetto 2014, il primo dell’era Armani

    2018, Gara 5: EA7 Emporio Armani Milano-Dolomiti Energia Trento 91-90

    L’Olimpia nei playoff eliminò Cantù 3-0 e poi Brescia 3-1 dopo aver perso Gara 1 in casa. Nella finale scudetto, andò in vantaggio 2-0 contro Trento, poi in due battaglie senza esclusione di colpi si ritrovò sul 2-2 e costretta a giocare una pericolosa Gara 5 con tutta la pressione addosso. Guidò di 11 punti nel primo quarto ma poi la gara si trasformò in un gigantesco corpo a corpo. Milano, cancellato un tentativo di fuga di Trento, rispose salendo a più otto nel quarto finale. A quel punto, Shavon Shields, proprio lui (27 punti in 27 minuti quella sera), comincia a segnare l’impossibile. Sul più otto per Milano, una tripla e poi due tiri liberi. Dopo un’acrobazia di un grande Cinciarini (15 punti e quattro assist), sempre da tre riavvicina Trento a meno due. Arturas Gudaitis, strepitoso anche lui (19 punti e sette rimbalzi), con un gioco da tre punti ripristina cinque lunghezze per Milano. Sembrerebbe la giocata risolutiva, invece dopo un errore dalla lunetta del centro trentino Dustin Hogue, la palla carambola nelle mani sbagliate. Sono ancora quelle di Shields: dall’arco completa un possesso da quattro punti e riporta la sua squadra a meno uno. Gudaitis, ancora, mette due tiri liberi che valgono il più tre. Un’ulteriore tripla di Shields pareggia la gara, addirittura. Andrew Goudelock, con un fade-away, restituisce il vantaggio all’Olimpia. Ma Shields con uno step-back da tre sorpassa. Mancano 16 secondi alla fine. Curtis Jerrells, l’uomo che aveva salvato l’Olimpia nel 2014 in Gara 6, lavora centralmente, poi attacca Shields dal palleggio e prende fallo. Jerrells va in lunetta sotto di uno, ma centra in modo glaciale ambedue i tiri liberi. A sei secondi alla fine, l’Olimpia è tornata avanti di un punto. Ma Trento non si arrende. Il playmaker Jorge Gutierrez conduce il coast-to-coast, supera Jerrells con un palleggio incrociato a 3.7 secondi dalla fine. A centro area taglia Dominique Sutton. Il passaggio di Gutierrez a poco più di un secondo dalla sirena è perfetto.  Ma Andrew Goudelock, MVP della finale, un realizzatore del primo livello, 16 punti in quella partita, decide di entrare nella storia. Con scelta di tempo perfetta, ma soprattutto grande istinto, pur 10 centimetri più basso di Sutton e non certo famoso per la sua difesa, abbandona il suo uomo, sprinta verso il canestro e vola ad incontrare Sutton proprio al ferro. Ne esce la stoppata più pura della sua carriera. Solo palla. The Block. Vittoria protetta, 91-90. 3-2 nella serie. Due giorni dopo, a Trento, Goudelock avrebbe alzato il trofeo di MVP della finale.

    2022, Gara 6: A|X Armani Exchange Milano-Segafredo Bologna 81-64

    Non è stata una vittoria drammatica quella di Gara 6. In realtà è stata una partita senza storia, che l’Olimpia ha dominato fin dalle prime battute per poi allungare e finire dominando. Ma è stata una partita che ha rispecchiato l’andamento della serie e dei playoff, contrassegnati da un’Olimpia più brillante e veloce in attacco rispetto all’intero andamento della stagione ma sempre efficace in difesa nell’alzare il suo muro, “The Wall”, grazie alla presenza contemporaneo in campo di quattro straordinari difensori come Devon Hall, Shavon Shields, Nicolò Melli e Kyle Hines. Anche in Gara 6, l’Olimpia ha tenuto una formazione ricca di talento come la Virtus a quota 64 punti. L’Olimpia in questa Gara 6 ha tratto dalla difesa le risorse per esaltare l’attacco, segnando in contropiede e transizione. Nel primo quarto ha costruito subito 13 punti di vantaggio, segnandone addirittura 29. Dopo un secondo periodo migliore in cui Bologna è tornata a meno sette, i primi cinque minuti del terzo periodo sono stati significativi: l’Olimpia ha segnato dieci punti concedendone… zero. Il muro ha trasformato i sette di vantaggio dell’intervallo in 17. A quel punto, la partita non è più tornata in discussione né in equilibrio. Shavon Shields è stato l’unanime MVP della serie, in quella gara Gigi Datome ha segnato 23 punti e Sergio Rodriguez 12 ma con otto assist e quattro palle rubate. Sarebbe stata l’ultima partita di Chacho con la maglia dell’Olimpia.

    Chacho Rodriguez: il suo ultimo giorno all’Olimpia

    2023, Gara 7: EA7 Emporio Armani Milano-Segafredo Bologna 67-55

    La terza finale consecutiva contro Bologna si risolve alla settima partita dopo una serie dominata dal fattore campo, tre vittorie per l’Olimpia a Milano e tre per la Virtus a Bologna. L’Olimpia aveva tentato di assumere il controllo della serie in Gara 4 a Bologna, una gara persa al tempo supplementare. Ma poi non aveva chiuso i conti e aveva fallito l’assalto allo scudetto in Gara 6. La partita decisiva non è né bella né spettacolare. Il punteggio è basso, ma l’Olimpia si fa trascinare nei minuti iniziali da Gigi Datome, che firma 16 punti con 7/10 dal campo. Di fatto, è l’unico a giocare in modo brillante quando la stanchezza soverchia tutti incluso il miglior giocatore della Virtus, Marco Belinelli che dopo una serie straordinaria resta a zero punti con 0/7 dal campo nella partita decisiva. La partita acquisisce significati storici perché sancisce la conquista della terza stella dell’Olimpia e al tempo stesso diventa l’ultima della carriera di Gigi Datome. Che chiude con il titolo di MVP.

    Gigi Datome, MVP della finale scudetto del 2023

    L’articolo Le grandi partite di finale: la tripla di Jerrells, la stoppata di Goudelock proviene da Pallacanestro Olimpia Milano.

    Fonte: Ufficio Stampa Olimpia Milano

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